Cortometraggio genere fantascienza-videoarte, da un idea di Antonino Bove
Il progetto
Acronos è un cortometraggio realizzato nel 2013 da un idea di Antonino Bove.
Antonino Bove ha creato, in anni di ricerca artistica, un mondo complesso popolato da personaggi costuituiti interamente di materia celebrale.
La sua ricerca artistica indaga un immaginario che va dalla filosofia alla fantascienza passando per l’arte visuale pura.
Il risultato della sinergia Borghetti-Bove è un cortometraggio che indaga sulle suggestioni artistiche suggerite da Bove
e che le trasporta nel mondo cinematografico e fotografico di Borghetti.
Il cortometraggio è girato in toscana con una cinepresa digitale Red 4k ed ha una durata di 28 minuti.
Il progetto non è esclusivamente filmico in quanto ha compreso l’elaborazione di grandi stampe fotografiche
su alluminio derivanti dai fotogrammi del film diventati opera a se.
Oltre ai fotogrammi su alluminio sono state realizzate installazioni atte ad estendere il film nel mondo reale.
Stampe e installazioni sono opere di Maicol Borghetti e Antonino Bove.
Sinossi
Dentro ad un sogno, per l’immortalità. Sognatori appartenenti a diverse epoche materializzano esseri dall’apparenza
mostruosa: gli Acronos. Gli Acronos ,provenienti da un futuro remoto e completamente composti di materia cerebrale,
sono in realtà i portatori della formula della vita senza fine. Con un gesto di generosità gli Acronos donano agli umani
la formula dell’immortalità. Un’ umanità rappresentata da una vecchia signora che alla fine della sua vita riesce a
superare il vincolo della morte cellulare e a ritornare al principio.
Scheda Film
Genere Fantascienza Onirica
Lingua Italiano
Durata 28 minuti
Anno di produzione 2013
Paese di produzione Italia
Produzione Studio Sumatra e Società degli Onironauti
Regia Maicol Borghetti
Sceneggiatura Antonino Bove e Maicol Borghetti
Montaggio, fotografia e musica Maicol Borghetti
Cast in ordine di apparizione
Lina Campagnoli
Antonino Bove
Ian Morköv
Matteo Romoli
Eleonora di Vita
Carlo Galli
Alice Bachi
Serena Rampon
Stefano Nicoletti
Sabrina Di Bernardi
Assistenti alle riprese Andrea Nesti e Giovanni Casanova
Scenografie e oggetti di scena Antonino Bove
Costumi Katia Cirrincione
Voce off Elisa Proietti
Dati tecnici
Girato con Red One in 4K
Audio Stereo
PDF – CATALOGO DI PRESENTAZIONE ACRONOS
PDF – SCHEDA DEL FILM
ACRONOS – extra capitolo 4
ACRONOS – extra capitolo 4
“Stanotte ho fatto un sogno, eri tu”
Ci lascia così, sospesi e responsabilmente complici, il film di Maicol Borghetti ACRONOS.
C’è una sorta di sollievo nel vuoto del mare. Né passato, né futuro in questa immagine che muove i primi passi sullo schermo.
La leggerezza e la sospensione del giudizio, evocati in questo film oltre lo schermo, sono un invito ad abbandonare l’insostenibilità della finitezza umana per gettarci così a capo fitto, forse anche un po’ a ruota libera, in una dimensione altra.
Borghetti conduce lo spettatore, attraverso ambientazioni rese memorabili da una fotografia evocativa e poetica, nel fantasmagorico mondo – creato dall’artista Antonino Bove – nel quale è rappresentata una possibile via d’uscita all’ineluttabile ciclo biologico vita-morte, alla cui consapevolezza, l’uomo è inesorabilmente condannato.
Attraverso una narrazione intrigante e ad immagini spettacolari, Borghetti ci induce a saperne di più sul mondo dei sogni al quale Bove, fondatore a Firenze, nel 1973 della Società degli Onironauti (della quale nel libro Oniroplasmi, pubblicato nel 2010 Ed. Pezzini, si riporta l’atto costitutivo e lo statuto) dedica da anni i suoi studi e la sua ricerca artistica.
É la materializzazione dei sogni, la vera protagonista della scena, l’unica possibilità che l’uomo ha di espandere i propri limiti spazio-temporali.
Oltre lo schermo entità oniriche entrano nella realtà e prendono per mano solo quegli esseri sensibili capaci di percepirli attraverso epifanie e ricordi.
Il film esce dalla sua esistenza ontologica e conduce lo spettatore all’interno del set dove tale materializzazione può aver luogo.
La pellicola diventa opera d’arte, si fa fotografia, scultura, installazione e performance, donando allo spettatore la possibilità di aprirsi ed immergersi in questa alterità che vede la regia sconfinare così tra live art e teatro.
E allora, perché non lasciarsi sedurre?
“Si dice che il mare separi il mondo dei sogni dal nostro”.
Anche noi, come l’acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare (Juan Baladán Gadea).